Buongiorno a tutte, care amiche lettrici, e ben ritrovate nel blog della nostra adorata Ilaria, per una recensione in anteprima che credo proprio stiate aspettando tutte.
Sto parlando del nuovo e ultimissimo romanzo della talentuosa e indimenticabile scrittrice Amy Harmon, autrice di numerosi romanzi che ci sono entrati nel cuore.
Oggi vi parlerò, con enorme piacere ma anche con un pizzico di difficoltà, di Hai cambiato la mia vita, il cui titolo originale è The law of Moses, un romance New Adult in uscita il 26 Gennaio grazie alla casa editrice Newton Compton. Il romanzo pare essere il primo di una duologia, il cui secondo volume è intitolato The song of David, ma pur facendo parte della stessa serie, i due romanzi hanno protagonisti diversi e credo non siano estremamente vincolati tra loro.
Detto ciò, direi di passare subito alla recensione di questo romanzo, che come ogni capolavoro della Harmon, si presenta corposo, audace, sfiancante, e pieno di cose da dire. Andiamo!
TITOLO: Hai cambiato la mia vita
AUTRICE: Amy Harmon
GENERE: New Adult
CASA EDITRICE: Newton Compton
PREZZO: eBook 4,99€
TRAMA: Lo trovarono nel cesto della biancheria di una lavanderia a gettoni: aveva solo un paio di ore di vita. Lo chiamarono Moses. Quando dettero la notizia al telegiornale dissero che era il figlio di una tossicodipendente e che avrebbe avuto problemi di salute. Ho sempre immaginato quel “figlio del crack” con una gigantesca crepa che gli correva lungo il corpicino, come se si fosse rotto mentre nasceva. Sapevo che il crack si riferiva a ben altro, ma quell’immagine si cristallizzò nella mia mente. Forse fu questo ad attrarmi fin dall’inizio. È successo tutto prima che io nascessi, e quando incontrai Moses e mia madre mi raccontò la sua storia, era diventata una notizia vecchia e nessuno voleva avere a che fare con lui. La gente ama i bambini, anche i bambini malati. Anche i figli del crack. Ma i bambini poi crescono e diventano ragazzini e poi adolescenti. Nessuno vuole intorno a sé un adolescente incasinato. E Moses era molto incasinato. Ma era anche affascinante, e molto, molto bello. Stare con lui avrebbe cambiato la mia vita in un modo che non potevo immaginare. Forse sarei dovuta rimanere a distanza di sicurezza. Ma non ci sono riuscita. Così è cominciata una storia fatta di dolore e belle promesse, angoscia e guarigione, vita e morte. La nostra storia, una vera storia d’amore.
Sin dal primo istante e sin dalla prima pagina ho letteralmente amato questo romanzo. Non solo perché, ormai, per me la Harmon è una garanzia. Il mio colpo di fulmine con questo romanzo non nasce solo dalla estrema fiducia che ripongo nelle capacità di questa autrice straordinaria; sono letteralmente e immediatamente entrata in sintonia con il romanzo già dal suo prologo.
Le prime parole di una storia sono sempre le più difficili da scrivere. Come se tirarle fuori, metterle per iscritto, ti costringesse ad andare fino in fondo. Come se, una volta iniziato, dovessi finire per forza. E come fai ad arrivare in fondo, se certe storie non finiscono mai? Questa è la storia di un amore senza fine… anche se ci ho messo un po’ a capirlo. Se vi dico subito che l’ho perso, senza tante cerimonie, per voi sarà più facile sopportarlo. Saprete che quel momento sta per arrivare, e che farà male. Sentirete una fitta al cuore e la paura vi chiuderà lo stomaco, questo sì. Ma lo saprete in anticipo, almeno, e potrete prepararvi. Questo è il mio regalo. Con me, la sorte non è stata altrettanto clemente. Io non ero preparato.
Ci sono storie che fanno sempre una certa fatica a decollare, che impiegano del tempo per catturare la nostra attenzione, e ne impiegano ancora di più per entrarci nel cuore, cosa che non sempre accade, e se accade, solitamente dobbiamo aspettarne il finale. Beh, questo romanzo mi è entrato nel cuore sin dalle prime righe, per quanto possibile e credibile possa essere, e man mano che continuavo la lettura, non faceva altro che insinuarsi in me, nella mia anima, nei meandri della mia mente. Si tratta di un romanzo penetrante, devastante, ammaliante.
Questo romanzo lo sento irrimediabilmente mio, perché propone degli ingredienti che adoro ritrovare nelle storie. Sin dall’ambientazione mi sono sentita a casa: niente college, confraternite, campi da football. Ci troviamo in una cittadina campagnola dello Utah, nel ranch di Georgia, protagonista femminile. Un personaggio assolutamente adorabile: grintosa, tenace, sfrontata, coraggiosa, folle, ma anche dolce, comprensiva, altruista, naturalmente predisposta a dare e ricevere amore. Una ragazza che sale in groppa al suo cavallo e si sente di poter affrontare il mondo, una domatrice, una educatrice, una di quelle che della sua passione ne fa la sua vita. Vive con i suoi genitori nel suo ranch, cresce tra i cavalli e impara sin da bambina a saper gestire quelle creature forti, possenti e indomabili come lei. I genitori, tuttavia, hanno un rapporto con i cavalli ben diverso dal suo: sono degli psicologi che aiutano bambini e ragazzi con gravi disabilità mentali a migliorare e superare dei traumi grazie alla ippoterapia, una sorta di pet terapy, ma fatta con i cavalli. Insomma, uno scenario così minuziosamente curato, intelligente e affascinate, poteva esserci solo proposto dall’infallibile penna della Harmon.
Se già dall’ambientazione e dal personaggio femminile sono rimasta attratta, sono stata decisamente folgorata da Moses, protagonista maschile, un personaggio a cui non siamo affatto abituate: un ragazzo speciale, con una storia tremenda alle spalle, che combatte letteralmente con i demoni e i fantasmi del passato.
Moses venne trovato a sole poche ore di vita infagottato in una cesta in una lavanderia. Per questo motivo per lui fu scelto il nome di Mosè, anche lui trovato in fasce in una cesta. Il mattino dopo il suo ritrovamento, venne trovato il corpo senza vita della madre, una tossicodipendente, morta per overdose.
Moses fu adottato dalla sua bisnonna che lui chiama teneramente “bibi”, ma crescendo aveva confermato le ipotesi dei medici, i quali sostenevano che non sarebbe stato perfettamente sano e che avrebbe sofferto di disturbi mentali, perchè da quanto aveva confermato l’autopsia, sua madre abusava di cocaina anche durante la gravidanza.
Moses è scostante, aggressivo, irrequieto, ma è anche di una intelligenza assoluta: è colto, affascinato dall’arte, è sveglio e … tremendamente bello e affascinante, con la sua aura maledetta e i suoi occhi chiari che spiccano sulla pelle olivastra.
Sin da bambina, Georgia non riesce ad evitare quel ragazzo da cui tutti le dicono di dover star lontana: ma se proibisci una cosa a Georgia, sortisci e scateni l’effetto contrario: lei si sente attratta da lui come una falena dalla luce. Quando Moses comincia a lavorare nel suo ranch durante il periodo estivo, Georgie fa di tutto per conquistarlo, perchè sì, in questo New Adult non è l’uomo a fare una corte spietata alla donna, ma è la donna che, senza servirsi di tacchi alti, trucchi marcati, scollatura profonde e movenze da gatta, corteggia l’uomo. Perchè Georgia appena lo vede, lo vuole. Vuole tutto di lui: vuole la sua arte, vuole il suo cuore, vuole le sue labbra, vuole la sua presenza, vuole che lui non sia più solo e chiuso in se stesso. Vuole anche i suoi segreti e le sue stranezze. E per farlo non adotterà nessun atteggiamento seducente, al contrario: sarà semplicemente se stessa.
Per un certo periodo di tempo i due ragazzi sembrano rimanere a debita distanza nonostante la loro attrazione magnetica, ma ci sarà un evento, un fatto, che li farà avvicinare. Durante il rodeo a cui Georgia partecipa e che lo stesso Moses va a vedere per non perdersi la sua esibizione, la ragazza sarà vittima di uno spiacevole e preoccupante episodio: qualcuno la lega nelle stalle e sembra voler farle del male, ma l’arrivo tempestivo di Moses cambia le carte in tavola, ed è esattamente da quel momento che Georgia comprende che la sua non è più una semplice attrazione:
Moses forse percepì che stavo lentamente precipitando nell’abisso, perché senza dire una parola allungò una mano e mi strinse il braccio, lievemente, offrendomi un sostegno. In quel momento lo amai, più di quanto credessi possibile. Molto più di quanto i nostri pochi incontri potessero giustificare. Il casinista, il delinquente, il bambino spezzato. Era diventato il mio eroe.
Moses cerca di sfuggire all’impetuosa Georgia, al suo accanimento, alla sua foga, alla sua voglia implacabile di trascorrere del tempo insieme. Moses non è abituato a stare con altre persone, anche se non è mai davvero solo: nella sua testa incasinata albergano strani pensieri, immagini che non gli appartengono e che lui caccia via dipingendo: è come se percepisse delle presenze, e lui non vuole che nessuno condivida quei momenti con lui, anche se sente che per Georgia sarebbe disposto a fare un’eccezione:
Dal giorno dell’incidente nel fienile, l’avevo evitata. Non sapevo come fare con lei. Era un cane sciolto. Una ragazza di paese che parlava e pensava in modo semplice, con una spiccata onestà che mi eccitava e mi respingeva insieme. Mi faceva venire voglia di scappare e, allo stesso tempo, la pensavo di continuo. Vidi Georgia che sfrecciava nell’arena sul cavallo chiaro, sollevando nuvole di polvere e sfiorando i barili piazzati in posizioni strategiche, con un sorriso a trentadue denti. Le piaceva flirtare con la morte. Sapevo bene che per lei i cavalli erano come la pittura per me, e mentre la osservavo mi prese una voglia matta di dipingerla. Così, colma di vita e di movimento, senza freni.
Per quanto lui cerchi senza troppo impegno e convinzione di evitarla, lei, irruente e irascibile fino al midollo, non ci pensa proprio, e si può dire che, tenace e impaziente, lo perseguita. E nonostante tutto, Moses non può evitare di sorridere e divertirsi quando è con lei.
Il punto è che, come ho detto prima, Georgie è una domatrice, e per lui Moses è come un cavallo indomabile e inarrestabile, e lei non accetta un no come risposta, men che meno da un cavallo.
«È questo che stai facendo con me? Vuoi che ti dia la testa, come il cavallo?», mi gridò dietro. Mi fermai. Moses non si sbottonava mai. L’avevo spronato, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, da quando aveva dipinto la stanza, proprio come avevo fatto con Lucky. Il cavallo aveva ceduto. Moses no. «Non voglio proprio niente da te», mentii. «Allora perché mi porti il pranzo tutti i giorni, mi spii e passi da casa di mia nonna tutte le sere?». Mi parve di rovinare al suolo un’altra volta, e stavolta non fu la spalla ad avere la peggio. Fu il mio cuore, che soffriva come se Lucky mi avesse dato un calcio in petto. «Non voglio la tua testa, Moses. Ho solo pensato che avessi bisogno di un’amica».
«Non ti permetterò di entrare nella mia testa, Georgia. È meglio che tu non veda cosa c’è dentro, fidati».
Entrambi i due personaggi sono forti, caparbi, tenaci: se Georgia è intenzionata ad averlo, Moses è intenzionato a sfuggirgli. E lo fa anche con una certa sensualità, devo dire:
«Non ti hanno mai disarcionato, vero?». Si alzò anche lui in piedi. «Un sacco di volte», ribattei, voltandomi. […]
Quindi, feci una cosa che non avevo mai fatto. Mi girai e andai da lui, gli presi il viso fra le mani e lo baciai con passione. Probabilmente, fu il peggiore della storia dei baci incazzati. Fu un bacio terribile. Non avevo mai baciato nessuno. Le mie labbra erano tirate e rigide, gli occhi chiusi e le mani aggrappate alla sua faccia come se fosse la criniera di Lucky. Lui si ritrasse, non di molto, respirando forte contro le mie labbra. «Attenta, Georgia. Stai per essere disarcionata».
«Figlio di…».
Ragazze, cosa posso dirvi, questo romanzo è passionale, romantico, struggente, divorante. Non siamo noi a divorare il libro, è il libro a divorare noi. Non riuscivo a staccarmi dallo stile ipnotico della Harmon, che attraverso due POV differenti ci fa entrare in contatto e in simbiosi con entrambi i protagonisti, che ho adorato dalla prima all’ultima pagina. Solitamente, anche quando un romanzo mi conquista, riesco sempre a scorgere qualcosa che non mi ha pienamente convinta, mi è successo anche con i romanzi precedenti di quest’autrice, ma questa volta no.
Questa volta non riesco a trovare nulla che non mi convinca, perchè anche il suo essere così dannatamente cupa, enigmatica, nonostante i suoi colpi bassi, Moses ci aveva avvertito: dovevamo essere preparati.
Ma quando si leggono certe storie, quando si vivono sulla pelle grazie alle parole altrui certi amori… non si è mai preparati.
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Un abbraccio, Alessia D.
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