Buongiorno ragazze e buon lunedì! Sono ILaria e oggi vi recensisco un romanzo molto carino che sicuramente avrete visto in tutte le librerie. Sto parlando di “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” di Salvatore Basile, di cui vi consiglio vivamente la lettura.
Titolo: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Autore: Salvatore Basile
Prezzo cartaceo: 14,37
Prezzo Ebook: 9,99
Casa editrice: Garzanti
Voto: 8/10
Trama: il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. Ora c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.
Recensione: questo romanzo di Salvatore Basile è bello, punto. Me lo aspettavo diverso perché leggendo la trama che vi ho riportato qui sopra mi ero immaginata che la grande protagonista del libro fosse la storia d’amore tra Michele ed Elena, invece a far da padrona nelle 300 pagine de “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” è la maturazione di Michele. Sì perché Michele, anche se all’anagrafe ha 30 anni, è rimasto quel bambino che aspetta il ritorno della sua mamma e finché nella sua vita non irrompe Elena, ma soprattutto finché il treno che ha portato via la sua mamma non gli riporta indietro il suo diario segreto che aveva consegnato alla donna prima della sua partenza, la sua vita scorre monotona e senza contatti con l’esterno. Gli unici amici di Michele sono gli oggetti che quotidianamente vengono lasciati e dimenticati sui binari del treno che lui controlla e gestisce. Lui ne denuncia il ritrovamento e quando scade il termine per reclamarli li porta a casa sua. I suoi amici sono come lui, silenziosi e smarriti. Michele è smarrito perché non ha punti di riferimento e perché anche la sua anima è smarrita; il suo cuore è duro come una pietra, ha paura di amare e stare male.
Una sera come tante, Elena bussa alla sua porta perché sta cercando una bambola che ha lasciato sul treno e si innamora subito degli occhi neri come un pozzo di petrolio di Michele. Dal canto suo Michele rimane sulla difensiva, seppur nei giorni successivi al loro incontro si sorprenda a pensare più spesso di quanto vorrebbe a quella ragazza un po’ bizzarra che trasmette voglia di vivere. Ed è lei che “vive a colori” a spronarlo a cercare sua madre, cosa che Michele non ha mai fatto, e ad avere le risposte a tutte quelle domande che si è sempre posto.
“A proposito. Tu di che colore sei?”
Michele si sentì spiazzato.
“Che…che vuoi dire?”
“Voglio dire che ognuno di noi, se ci pensa bene, si sente di un colore. Che poi magari cambia a seconda delle giornate, o dei momenti. Faccio un esempio? Faccio un esempio. Mentre venivo qui, sul treno, mi sentivo viola scuro. Facile capire perché, non trovi? Ora mi sento…arancione. E anche questo è facile da capire, visto che sono felice e l’arancione è un colore felice. Almeno per me. Insomma, Michele, è importante sapere di che colore sei, così ti accosti solo ai colori che si intonano al tuo.”
Ecco che Michele sale per la prima volta su un treno in veste di passeggero e si avvicina alle persone, interagisce con loro chiedendo se hanno mai visto la donna raffigurata nella foto che tiene tra le mani. Lungo il suo pellegrinaggio rivede un vecchio amico dei tempi della scuola e fa la conoscenza di personaggi particolari, che lo accolgono ben volentieri e gli impartiscono tutti, ognuno a modo proprio, delle lezioni di vita. Michele ascolta, si impressiona, si stupisce…prova tutte emozioni nuove per lui.
Ma il suo viaggio non gli porta i frutti sperati ed è nuovamente Elena a salvarlo. E’ lei infatti che trova l’indirizzo della madre di Michele e quando il giovane raggiunge il posto indicatogli scopre una verità che non immaginava, per lui inaspettata. Tuttavia, dopo uno stordimento iniziale, comincia ad accettare la situazione in cui si viene a trovare e con il passare del tempo fa esperienze diverse che gli fanno capire che cosa ritiene importante e che cosa veramente vuole nella sua vita.
Stile: Basile ha una capacità descrittiva…indescrivibile (o quasi!). E’ pazzesco il numero di vocaboli che utilizza per fornire la descrizione più precisa in assoluto di quel che avviene nel contesto in cui le azioni si svolgono o nei posti in cui Michele si muove. Gli elementi a cui presta particolare attenzione sono quelli naturali e quelli atmosferici e sovente si dilunga parecchio su questi aspetti che comunque, a mio personale parere, non avvalorano la storia in quanto ne sono completamente scissi.
Per il resto i dialoghi son tagliati bene ed è tutto impeccabile, per cui stra-consiglio la lettura di questo libro che secondo me si sposa bene con la canzone “Vivere a colori” di Alessandra Amoroso. Nel testo del brano ci sono infatti tanti elementi che vi potranno far pensare a Michele ed Elena.
Prima di salutarvi vi lascio una frase che mi ha colpito molto, semplice ma vera.
Le confessò di aver capito che tutti hanno il diritto di seguire un orso bianco, perché rinunciare a farlo vuol dire, semplicemente, rinunciare a vivere. E che la vita non è una bilancia che pesa i torti e le ragioni, ma un fluire di eventi che molto spesso non hanno spiegazione, oppure ne hanno troppe perché si possa individuare, alla fine, quella vera. […]
Ciò che Michele aveva capito era che, qualunque fosse la spiegazione, giusta o sbagliata, di un evento o di un’azione, ciò che contava davvero era il risultato finale. Aveva capito, inoltre, che quel risultato è sempre in bilico, fino all’ultimo respiro. E che per quanto ci riguarda, anche se a volte può sembrare il contrario, sono le nostre azioni a deciderlo, non quelle degli altri.
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ILaria
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