“Tutta colpa mia” di Juno Dawson – Recensione

Review of: Tutta colpa mia
book by :
Juno Dawson
Version:
Ebook
Price:
0, 99 €

Reviewed by:
Rating:
3
On Aprile 3, 2019
Last modified:Maggio 12, 2019

Summary:

Una giovane ereditiera dipendente dalla cocaina, un centro di cura, un programma di dodici passi da seguire e settanta giorni per farlo. Questi sono gli elementi alla base di “Tutta colpa mia” di Juno Dawson: una storia di crescita, di perdono e d’amore per sé stessi.

Ciao a tutte e buon mercoledì! 🙂
Oggi, nella mia recensione, vi parlerò di “Tutta colpa mia” il nuovo romanzo di Juno Dawson, pubblicato in Italia dalla Newton Compton Editori. Se volete sapere di che cosa parla, continuate a leggere l’articolo! 😉

Autore: Juno Dawson

Titolo: Tutta colpa mia

Data di Pubblicazione: 25 ottobre 2018

Casa Editrice: Newton Compton Editori

Prezzo Cartaceo: 8,99 €

Prezzo Ebook: 0,99 €
Genere: Romanzo rosa

Trama: Quando si sveglia sul sedile posteriore di un’auto di lusso, Lexi non capisce cosa le sia successo. Mentre tenta di articolare qualche parola, riconosce la voce di suo fratello Nik. Le sta dicendo che va tutto bene, che presto starà meglio. Ed ecco che i primi ricordi della notte precedente cominciano ad affiorare. Il suo vestito da diecimila sterline, le luci, la festa, lo sballo… La sensazione di milioni di glitter iniettati nelle vene. E poi il buio. Quando la macchina si ferma, non ha bisogno di guardare fuori per capire dove l’ha portata Nik. Lexi pensava di aver toccato il fondo con la droga, ma si sbagliava. Il fondo è il Centro Clarity, una lussuosa clinica di riabilitazione. La terapia è durissima, medici e infermieri sono premurosi ma inflessibili: l’unica speranza di uscire dal tunnel è stringere amicizia con gli altri pazienti. E forse anche qualcosa di più… Perché non c’è danno che non si possa riparare e la droga più potente di tutte è l’amore.

Recensione

Alexandria Volkov -Lexy, per gli amici- appartiene alla giovane élite di Londra. Figlia del proprietario di una catena di alberghi con sedi in tutto il mondo, Lexy gode di tutti i vantaggi che derivano dalla sua posizione di ricca ereditiera: indossa abiti griffati, frequenta modelle e stilisti famosi, ha posti riservati nelle prime file delle principali sfilate durante la settimana della moda e viene invitata alle feste più esclusive. Chi non vorrebbe essere Lexy Volkov? La sua vita è perfetta, o almeno così sembra. Le apparenze, si sa, possono ingannare.
La giovane, bella e ricca ereditiera di origini russe non è felice come sembra. E allora, come riempire quel vuoto che sente dentro di sé? Come annebbiare la mente e riuscire finalmente a spegnere i pensieri? È Kurt, il suo ragazzo e il suo spacciatore, a fornirle la soluzione.

Quando la storia ha inizio Lexy ha ormai toccato il fondo, così suo fratello Nik decide di prendere in mano la situazione e, per aiutare la sorella a uscire da quel baratro oscuro in cui è precipitata senza rendersene conto, la porta al centro Clarity. Il Clarity è una clinica di recupero per giovani affetti da dipendenze e disturbi di qualsiasi tipo, il cui percorso di cura si basa sul programma dai dodici passi ed è della durata di settanta giorni. Lexy pensa di essere finita all’inferno.


«Ah. Be’, il tradizionale programma a Dodici step fa riferimento a un “potere superiore”. Qui al Clarity, incoraggiamo a guardare il quadro nel suo complesso. Chi ha una dipendenza tende a vederla come il centro dell’universo. Qui, invece, pensiamo che nella vita ci sia molto di più della prossima dose. Per alcune persone è Dio; per altri, la famiglia o gli amici, o perfino una fede nell’amore o nella natura».

Inizialmente Lexy non riesce ad accettare di aver bisogno di aiuto e non riconosce di avere un problema, non crede di essere dipendente dalla cocaina e continua a ripetersi di sapere che potrebbe smettere quando vuole.


«La cosa più importante, prima di iniziare il vero lavoro, è disintossicare l’organismo. Finché al suo interno ci sarà della droga, non riuscirai a pensare ad altro».

Cerco di riderci sopra… non pensare ad altro che alle droghe.

«Dottor Goldstein! È tutto un enorme malinteso», dico, serrando la mascella come se fossi sotto l’effetto di una dozzina di pasticche. «Non sono un’eroinomane. È solo un po’ di coca, per rilassarmi a fine serata dopo l’ecstasy o la cocaina».

Non si scompone minimamente.

«Ed è un comportamento normale a diciassette anni?».

Scrollo le spalle. «Sì. Cioè, se è una gran bella serata, sì».

«Lexi, in realtà non è così. Ascoltami. Qui al Clarity adottiamo un programma speciale basato su Dieci step…».

Che sorpresona.

«E il Primo step è quello di riconoscere di avere un problema».

«Ma io non ho un problema! Non sono mica una tossica che vive per strada e fa pompini in cambio di una dose o cazzate del genere, no?».

Mi fa male la spina dorsale e mi sposto sul divano, cercando di mettermi comoda.

«Quando ti sei fatta l’ultima volta?», ripete.

Sospiro. Se sto al gioco uscirò prima. «Stanotte. Intorno all’una…»

Solo in seguito, quando il suo organismo è ormai libero dalla sostanza, la ragazza inizia a vedere chiaramente le cose. E, dopo aver conosciuto gli altri residenti della struttura e aver instaurato un legame con alcuni di essi, accetta di avere un problema e comincia a comprenderne realmente la portata.

Dobbiamo essere molto chiari: la dipendenza è una pistola carica, non fa errori, ma è innocua fino a che non la si prende in mano. Alcol, droga, cibo, sesso… non sono cose veramente dannose in sé. Non sono né buone né cattive per natura. In un mondo in cui la maggior parte delle persone segue sensibilmente le proprie prescrizioni, evita droghe illegali o mantiene una relazione sana con cibo o alcol, dobbiamo dedurre che il problema siamo noi. Queste cose esistono da molto prima di noi ed esisteranno anche dopo che ce ne saremo andati. Quello con cui dobbiamo avere a che fare siamo noi stessi e la nostra compulsione.

Grazie alle sedute di terapia con il dottor Goldstein, senza nemmeno accorgersene, Lexy inizia a seguire volontariamente il percorso di guarigione. Passo dopo passo Alexandra comincia a sondare la sua psiche alla ricerca dell’origine di tutti i suoi problemi e si trova a dover affrontare il profondo senso di colpa che alberga dentro di lei da sempre. Perché alla fine è tutta colpa sua, no? È sempre stata tutta colpa sua. O, almeno, questo è quello che pensa lei.


“Non è mai facile, vero? Non è mai una cosa sola. Mi guardo intorno nella stanza, e nessuno di noi è facile, nessuno di noi è… pulito. Tutte le nostre stranezze interiori si sovrappongono come placche tettoniche e non ci resta che aspettare che si scontrino, preparandoci al terremoto.

Devo ammettere che, contrariamente alle mie aspettative, questo romanzo mi è piaciuto molto.
La narrazione è scorrevole, fluida e lineare. È facile per chi legge inserirsi nel flusso di pensieri della protagonista e ad esserne assorbito al tal punto da riuscire a immedesimarsi in lei, a provare i suoi sentimenti e le sue stesse emozioni. Comprendere le motivazioni dietro i suoi gesti e le sue azioni. E, grazie questo stile narrativo, il lettore riesce a cogliere la lenta ma progressiva evoluzione del personaggio di Alexandria. La segue passo dopo passo mentre la visione che ha della vita e di sé stesso muta e si evolve.

Lexy all’apparenza può sembrare una ragazza forte e sicura di sé, ma nel corso della narrazione abbiamo modo di comprendere quanto in realtà sia fragile e insicura. Così desiderosa di essere accettata e amata da finire per confondere e intrecciare questo sentimento alla sua dipendenza, da non riuscire a capire se è davvero innamorata di Kurt o se ha bisogno di lui nella sua vita perché è lui a procurarle la droga.

L’amore è una componente fondamentale di questo romanzo. Altra componente fondamentale del romanzo? L’amore. Quello tossico tra Lexy e Kurt. Quello puro e sincero che sboccerà tra Lexy e Brady.

«Ti desidero così tanto», mi sussurra tra i capelli. «Tanto da fare male, ma non so se a parlare è il cuore o le mie dipendenze».

«Lo so», dico e penso di saperlo davvero.

So cosa significa non fidarsi di sé stessi. Di fidarsi meno che degli altri.

Mi accarezza i capelli.

«Penso che… penso di volerti amare, Lexi. Ma non posso semplicemente amarti senza distruggermi. O peggio, distruggere te. Sono tossico. Non posso più far male a nessun altro. Non voglio far soffrire più nessuno. Le persone che mi sono vicine sono quelle che soffrono di più».

E, soprattutto, l’amore verso sé stessi. Imparare ad amarsi e ad accettarsi per ciò che si è e a perdonarsi per gli errori commessi, in modo tale da riuscire ad andare avanti.

Infine, penso che uno degli aspetti che mi è piaciuto di più di questo libro è il modo in cui vengono trattati e affrontati i problemi che affliggono i ragazzi all’interno del romanzo, dal disturbo alimentare di Kendall, al disordine ossessivo compulsivo di Gary, fino alla dipendenza dalla cocaina di Lexy. Queste problematiche vengono affrontate con tatto, ma non vengono romanzate. Al contrario, Juno Dawson ne scrive il modo realistico e tagliente, a volte così crudo e disinibito da far rabbrividire, altre con una delicatezza tale che è quasi impossibile non commuoversi. Credo che oltre a essere un bellissimo romanzo, questo libro fornisca anche degli ottimi spunti di riflessione.
È una lettura che mi sento di consigliare e che spero possa piacervi.

Come sempre, spero che la recensione vi sia piaciuta.

A presto,
Ale. ❤😘

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Una giovane ereditiera dipendente dalla cocaina, un centro di cura, un programma di dodici passi da seguire e settanta giorni per farlo. Questi sono gli elementi alla base di “Tutta colpa mia” di Juno Dawson: una storia di crescita, di perdono e d’amore per sé stessi.

Romantica, curiosa, lunatica. Romantica, curiosa, lunatica.

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