Buongiorno a tutti!
Bentornati con la nostra recensione del mercoledì 🙂
Oggi vi parlo di “L’incredibile ritorno di Norah Wells“, il nuovissimo libro di Virginia MacGregor – autrice anche di “Quello che gli altri non vedono” – approdato nelle librerie grazie a Giunti Editore. Devo dire che nonostante le quasi 500 pagine che lo compongono, leggerlo e man mano venire a capo di questa storia è stato un piacere! Se volete sapere cosa ne penso, continuate a leggere l’articolo! Inizio dandovi qualche informazione generale:
Titolo: L’incredibile ritorno di Norah Wells
Autore: Virginia MacGregor
Prezzo cartaceo: € 11,90
Prezzo ebook: € 8,99
Editore: Giunti
Genere: Contemporary romance
Trama:Una mattina Norah Wells esce dalla sua casa di mattoni rossi nella piccola cittadina inglese di Holdingwell e non torna più. Il marito Adam e le due figlie piccole rimangono completamente sconvolti. Norah ha lasciato solo una lettera, in cui dichiara loro tutto il suo amore, chiedendo però di non essere cercata. Sono passati sei anni da allora, e un venerdì, senza alcun preavviso, una donna dai folti capelli rossi con accanto un trolley si presenta sulla soglia della villetta. La figlia maggiore, che sta guardando fuori dalla finestra, la riconosce subito: è proprio lei, è la mamma, ed è tornata a casa. Ma nel frattempo tutto è cambiato: i mobili, il colore delle pareti, il letto. A occuparlo ora c’è un’altra donna. La migliore amica di Norah, Fay, che ha consolato Adam e ha fatto da madre alle bambine dopo la sua scomparsa. Ma perché Norah ha deciso di tornare a casa? Quello che accade dopo è raccontato in presa diretta dai protagonisti di questa magnifica storia: ognuno con la propria voce e il proprio modo di interpretare gli eventi.
Ora possiamo iniziare!
Per prima cosa vorrei dire che il libro mi è piaciuto e che, di conseguenza, lo consiglierei a chi ha voglia di immergersi in una storia che gira attorno al tema della famiglia, nonostante ci siano stati dei piccoli dettagli che mi hanno fatto desistere dal classificare il libro con cinque stelline.
Tutti i personaggi, a rotazione, narrano la storia anche se mai in prima persona. Come avrete letto dalla trama, il libro si apre con il ritorno di Norah, la donna che ha abbandonato le sue bambine – di cui una nata da pochissime settimane – ed il marito, per fuggire chissà dove sparendo nel nulla, non lasciando notizie o tracce di sè. Adam, il padre delle bambine, è un alcolizzato e non ha mai voluto occuparsi delle figlie, in quanto convinto che a causa loro l’amore di Norah nei suoi confronti fosse diminuito. Dunque, il peso di tutte le responsabilità della famiglia grava su questa donna che, ad un certo punto, decide di fuggire per poi ripresentarsi, molti anni dopo, alla casa che ha lasciato.
In questa famiglia sfasciata e piena di difficoltà subentra Fay, la migliore amica di Norah, che si offre di aiutare a rimettere in sesto la casa – lasciata da Norah al disfacimento – e di occuparsi dell’educazione delle bambine. Di fatto, lei ed Adam si innamorano e dopo poco, Fay si trasferisce a casa della “Madre Fuggita”, che è l’epiteto associato a Norah per tutto il romanzo.
La primogenita, Ella, ha sempre conservato ricordi bellissimi della madre ed ha continuato, per tutti gli anni in cui lei è stata assente, a coltivare le passioni che condividevano e che la rendevano felice; una tra queste è la corsa. La ragazza infatti si allena per correre una gara alla quale partecipa solo nella parte finale del racconto, ed infatti a mio parere questa è una metafora per indicare il continuo correr dietro ad un’idea della madre che ormai è un’altra persona rispetto alla donna che l’ha cresciuta per i primi otto anni della sua vita: quando Norah torna a casa, Ella scopre infatti che era scappata da loro di sua spontanea volontà e che non era stata rapita – o peggio – uccisa. Venendo a conoscenza di questo dettaglio, crolla tutto il nido di sicurezze sul quale Ella si era adagiata per tutti quegli anni, nei quali a crescerla è stata Fay: una donna dal modo di fare diametralmente opposto a quello della madre.
La secondogenita, Willa, è una bambina di una dolcezza disarmante che ha reso molti tratti della storia quasi commoventi. Quando la madre scappa, lei è ancora una neonata. Per questo motivo, dato che a crescerla è Fay, lei è convinta che quest’ultima sia la sua vera madre. Un altro personaggio importante per lo svolgimento della storia è il cane Louis, il migliore amico della piccola.
Fay e Norah sono due donne forti, ma totalmente differenti: la prima è un chirurgo, è dedita alla famiglia che gestisce grazie a rigorose regole e che si occupa sempre di tutti, aiutando persino Adam a crescere, ad uscire dal tunnel dell’alcolismo e a farlo diventare un uomo in carriera. Norah viene invece dipinta come un’eterna bambina sognatrice, che non sa prendersi le responsabilità delle scelte che ha preso forse quando era troppo giovane. Nonostante ciò, quando lei torna dalla sua famiglia, Adam non riesce a rendersi conto di quale donna ama e vuole al suo fianco: la madre delle sue figlie che ha amato con ardore fin da giovane, o la donna che le ha cresciute e che ha ridato a tutti loro una nuova vita. Soltanto nella parte finale accadranno degli episodi che faranno prendere ad Adam una posizione: ciò denota una notevole evoluzione del personaggio che, finalmente, matura.
“Quando le persone si aiutano ad uscire da una crisi, si forma un legame. E a volte il legame si trasforma in amore.”
Non si può certo dire che manchino i colpi di scena, infatti dopo il ritorno di Norah si viene a sapere che Fay, dopo poco dalla sua scomparsa, la aveva rintracciata ma avendo scoperto delle faccende molto delicate, aveva deciso di non dirlo a nessuno.
Le due sorelle, Ella e Willa, affrontano in modo diverso il ritorno della madre: la bambina è felice che la famiglia si allarghi, nonostante consideri Fay la sua vera madre, mentre la primogenita nutre una rabbia ed un senso di abbandono troppo radicati in lei per permettere alla “Madre fuggita” di reintrodursi come nulla fosse accaduto nella loro famiglia. Avvengono infatti dei dialoghi molto forti tra le due, che fanno toccare al romanzo temi molto delicati e forse, anche molto attuali.
“Poi le sbatte la porta in faccia. Norah arretra di un passo, le gambe che tremano. Le parole di Ella le rieccheggiano in testa. Non meriti di essere la mamma di nessuno.”
Se la prima parte del romanzo è molto descrittiva, nella seconda avvengono sicuramente i fatti che fanno assumere alla storia una strada completamente diversa da quella che immagina il lettore.
Gli spunti di riflessione sui temi della famiglia, del rapporto genitore-figlio, dell’amore di un bambino per un animale, e del ruolo che hanno i Social Network oggi giorno, di sicuro non mancano.
Sì, ho parlato di Social Network perché nei capitoli – molto, molto, molto spesso – si incappa nei tweet di Ella, che ha creato una campagna su Twitter per ritrovare la madre. Questa faccenda avrà poi dei risvolti importanti in certi episodi, ad esempio quando i followers di Ella si presentano sotto casa sua con striscioni e incitamenti a riaccogliere la madre a casa.
“Che sensazione ti dà avere di nuovo tua madre a casa?” domanda il tipo con il maglione arcobaleno. “Hai già preso la tua decisione?” strilla la ragazza in nero. “L’hai perdonata?” chiede il ragazzo con la croce al collo.”
Uno degli aspetti che non sono riuscita ad apprezzare, è stata proprio questa presenza quasi fastidiosa dei tweet di Ella durante la narrazione. A mio avviso se non ci fossero stati, la storia non sarebbe cambiata. Ho trovato che questo aspetto, che probabilmente è intenzionato a far apprezzare ai giovani il libro, abbia molto smorzato i momenti profondi e commoventi ai quali ci si trovava di fronte.
Altro dettaglio che non ho apprezzato, è stato il fatto che spesso i dialoghi tra terzi non venivano virgolettati sebbene il discorso rimanesse diretto. Questo spesso mi ha creato confusione durante la lettura, e mi ha costretta ad arretrare di qualche riga per rileggerla e capirne i riferimenti.
In conclusione, trovo che questo libro sia adatto ad una vasta tipologia di lettori in quanto gli spunti di riflessione costanti che vengono lanciati dall’autrice, possono essere colti da molti a seconda della propria età e/o sensibilità a determinati temi.
Il quesito sostanziale di fronte al quale ci pone il romanzo è: mettere al mondo dei figli può bastare per potersi definire loro genitori?
E la mia risposta – data in qualità di figlia e non di genitore – è la seguente: una madre o un padre non sono necessariamente due persone con le quali si condivide il patrimonio genetico. Madre e padre sono coloro i quali sono presenti per i propri figli, coloro i quali sanno donare amore senza aspettarsi di riceverlo indietro. Sono coloro i quali sono sempre aperti al dialogo, nonostante dalla parte opposta trovino un muro. Essere genitori significa amare incondizionatamente un essere umano che dipende totalmente dalle tue azioni, e talvolta questa non è una conseguenza naturale del processo biologico grazie al quale si crea una vita. Un figlio può riconoscere un genitore anche in una persona che non necessariamente gli ha donato la vita, come infatti succede nel romanzo con Willa e Fay.
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