Intervista e Recensione “Scrivere è un mestiere pericoloso” di Alice Basso

Ciao a tutti e tutte, sono una new entry qui sul blog, mi chiamo come la “padrona di casa”, vale a dire Ilaria, anche se io in digitale solitamente mi firmo ILaria perché IL maiuscolo mi piace di più a livello visivo! 🙂 Vi scrivo da Pisa, dove sono nata quasi 29 anni fa. Il mio amore per i libri nasce invece circa 23 anni fa, vale a dire quando ho imparato a leggere!
Oggi vi parlerò di un romanzo molto molto carino dove non mancano riferimenti attuali, letterari e polizieschi, e vi svelerò qualche frizzante curiosità che è emersa durante l’intervista all’autrice Alice Basso per la presentazione del nuovo libro presso la sede Garzanti a Milano lo scorso 6 giugno. Mi raccomando, leggete tutto!

Titolo originale: Scrivere è un mestiere pericoloso
Editore: Garzanti
Prezzo:
€ 16.90
Genere:
Romance
Trama
: Un gesto, una parola, un’espressione del viso. A Vani bastano piccoli particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché Vani sta bene solo con se stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro: Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che la costringe a rimanere nell’ombra. Scrive libri al posto di altri autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve creare un ricettario dalle memorie di un’anziana cuoca. Un’impresa quasi impossibile, perché Vani non ha mai preso una padella in mano. C’è una sola persona che può aiutarla: il commissario Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di Vàzquez Montalban, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l’altro, le loro strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo, l’affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione, continua a ripiombarle tra i piedi. Per fortuna una rivelazione inaspettata reclama la sua attenzione: la cuoca di cui sta raccogliendo le memorie confessa un delitto.

Recensione: nel secondo romanzo di Alice Basso, che segue l’esordio di “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome”, la protagonista è sempre lei, Silvana Sarca, detta Vani, una 35enne unica in tutto e per tutto. Vani non è un tipo a cui piace apparire e la sua professione, nonché il suo look, non possono che confermarlo. E’ piuttosto un topo di biblioteca che si veste da pipistrello, sì perché fin da piccola ha preferito la compagnia dei libri a quella degli altri e perché il suo animo tendenzialmente dark la porta a vestirsi sempre di nero.

In “Scrivere è un mestiere pericoloso” Vani, oltre che a fare la scrittrice fantasma, leggasi ghostwriter, collabora anche con la polizia, ed è quindi sempre più a stretto contatto con il commissario Berganza; tra i due si instaura una bella complicità professionale, ma non solo. Lui infatti, uomo maturo e con molta esperienza alle spalle, sembra seriamente intenzionato a prendersi cura di Vani dandole modo di fare qualcosa per lei stessa, come le lezioni di krav maga per imparare a difendersi e le lezioni di cucina per apprendere l’arte culinaria e smettere di mangiare sempre e solo patatine al formaggio.

A questa storia che si legge tra le righe, si aggiungono quelle che invece si leggono nero su bianco, prime su tutte l’intrigo della famiglia Giay Marin. Recatasi presso la villa di una delle famiglie più note di Torino per intervistare la cuoca che da sempre ha lavorato per quella famiglia di stilisti, Vani si sente confessare dall’arzilla vecchietta intervistata che si è sporcata le mani con l’uccisione di un uomo. Questo non è che un tocco di piccante per il lavoro di Vani e nel corso del romanzo, esponendosi in prima persona, la nostra eroina scopre la verità e scioglie il mistero, il quale a mio avviso personale non è niente di eccezionale. Non c’è quella verità nascosta che fa strabuzzare gli occhi e spalancare la bocca dallo stupore.

Mi sento di consigliare il libro perché l’ironia dissacrante della protagonista crea una certa dipendenza ed anche perché in tutto il romanzo si rincorrono un sacco di riferimenti letterari che sono delle vere e proprie chicche; la lettura scorre bene, ma non aspettatevi un giallo con la G maiuscola, quanto piuttosto un romanzo piacevole con un’eroina fuori da tutti i cliché.

Bene, detto questo, vi do adesso due gran belle notizie come promesso in apertura. La prima è che il personaggio di Vani è molto molto simile ad Alice Basso, lei ha detto che in termini percentuali la protagonista le assomiglia quasi il 60%. Cosa hanno in comune? La passione per i libri e la scrittura, ça va sans dire, il whisky e la battuta spiazzante. Lei stessa ha infatti detto di essere schiava della battuta e dato l’umorismo che aleggia nei suoi romanzi potremmo commentare “mica male questa Alice”! Se volete avvicinarvi un altro po’ al suo mondo e scoprire un’altra sua dote, vi consiglio di ascoltare qui “Il gioco dell’Inferno e del Paradiso”, brano da lei composto e presente in “Scrivere è un mestiere pericoloso”.

E la seconda è che ci sarà un continuo! Sì avete letto bene, come si intuisce dal finale aperto del romanzo, potremo continuare a seguire le vicissitudini professionali e personali della nostra amata Vani…e non solo in un altro capitolo, bensì in altri 3. Il progetto di Alice Basso si svilupperebbe infatti in 5 romanzi, non resta che aspettare le prossime uscite! 🙂

 

 

 

 

 

 

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A presto

ILaria

 

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