Recensione “Love. Un nuovo destino” di L.A. Casey

Salve a tutte, ragazze!
Sono Alessia, e questa è la prima recensione che mi appresto a fare per questo blog meraviglioso!
Ciò che di più importante dovete sapere di me è che sono un’inguaribile romantica e una sognatrice incallita, ed è sicuramente questo il motivo per cui non mi stanco mai di leggere sempre nuove e incredibili storie d’amore. Ho ventun anni e studio Scienze politiche e Relazioni internazionali, lavoro in una gelateria, vivo – ahimè – in Germania, precisamente a Stoccarda, parlo ben quattro lingue, di cui in due sono madrelingua e nelle altre due me la cavo piuttosto bene, e infine… sono innamorata del mondo e di tutto ciò che c’è dentro!
Chiuso l‘excursus di cui dubito vi sia importato qualcosa, direi di passare direttamente alla recensione di LOVE. UN NUOVO DESTINO di L.A. Casey, un New Adult – anche se io lo definirei più YA – pubblicato lo scorso 28 Aprile dalla casa editrice Newton Compton.

Titolo: Love. Un nuovo destino
Autore: L.A. Casey
Serie:  Serie Love #1
Editore: Newton Compton
Genere: New adult
Prezzo: cartaceo 9,90€/eBook 2,99€
Trama: “Dopo aver perso i genitori in un incidente d’auto, Bronagh Murphy ha deciso di tenersi a distanza dalle persone, per non dovere soffrire più in futuro. Non ha amicizie, parla poco con gli altri e gli altri la lasciano stare, proprio come lei desidera. Almeno fino a quando Dominic Slater non entra nella sua vita. Abituato a essere sempre al centro dell’attenzione e ad avere gli occhi di tutti addosso, Dominic non può accettare di essere ignorato. Eppure, a quanto pare, la brunetta dalla lingua tagliente non lo degna di uno sguardo, e questo lo fa impazzire. Tanto che quella ragazza solitaria diventa una vera e propria ossessione, ma l’unico modo per arrivare a lei è trascinarla fuori dall’angolo in cui lei stessa si è infilata…”

La storia di Bronagh, ragazza timida ed introversa ma con un caratterino niente male, e Dominic, classico playboy muscoloso e pieno di donne, è una di quelle storie lette e rilette, viste e riviste. Abbiamo davanti un amore nato da un odio viscerale, anche se incomprensibile: non c’è una causa scatenante tale odio, semplicemente Bronagh detesta tutti e vieta a sé stessa qualsiasi tipo di interazione che includa altre persone, e Dominic, che invece è sempre stato idolatrato da tutti, trova in lei qualcosa che lo attrae magneticamente, così tanto da cercare di attirare in tutti i modi la sua attenzione, ricorrendo anche a gesti insulsi ed infantili, sterili provocazioni e insulti dispettosi.
Una è la cosa che accomuna i due personaggi così diversi tra di loro: entrambi hanno perso i genitori, e così Bronagh vive con la sorella maggiore Branna – personaggio davvero avvincente, anche se non è come lei che dovrebbe comportarsi una sorella che fa le veci di un genitore, Branna riesce a dosare le due figure, comportandosi da madre bacchettona senza però dimenticare quella follia che nel rapporto tra due sorelle non può mancare – mentre Dominic si trasferisce da New York a Dublino insieme ai quattro fratelli per occuparsi di faccende particolari di cui verremo a conoscenza nel corso della storia.
Allora, devo dire che la recensione di questo romanzo dubito sia semplice, per il semplice fatto che albergano in me numerose opinioni contrastanti e ambivalenti. Perchè? Semplice. Ho trovato questa storia stracolma di chiché, luoghi comuni, personaggi stereotipati, una presenza ingombrante di episodi violenti sparsi qua e là tanto da rasentare l’inverosimile, un dirty talking davvero troppo volgare, e delle atroci similitudini con la serie dei Disastri della McGuire: lotte clandestine, ambienti malavitosi, cinque fratelli muscolosi e tatuati di cui ognuno avrà una storia d’amore, una protagonista femminile riservata e chiusa… Insomma, troppe le analogie che mi hanno fatto storcere il muso.
Nonostante siano parecchi gli elementi che mi hanno infastidita nel corso della lettura, non posso dire che questo romanzo sia brutto. Non so, per quanto diseducativo possa essere, per quanto siano proprio questi romanzi ad infangare il genere NEW ADULT perchè scritti oggettivamente male – non so se sia un problema di traduzione, ma ho trovato davvero uno stile troppo semplice, troppo volgare e a tratti confusionario, e delle scelte lessicali a mio avviso di pessimo gusto –  nonostante questo, mi sono chiesta:

COS’E’ UN ROMANCE?


E la risposta mi è stata subito chiara: è un mezzo attraverso il quale alienarsi dalla realtà, è un intruglio di elementi quali l’amore, la passione, quel pizzico di sensualità che non guasta mai, e soprattutto deve essere una corrente capace di trascinarti via con sé ad ogni parola, per quanto banale, sconcia o ridicola possa essere.
Quel che voglio dire, è che alla fine ci sta tutto in questo genere letterario. Certo, se fossi stata io l’autrice avrei evitato le continue parolacce e le continue risse e avrei posto l’accento sui personaggi. Avrei raccontato più di loro, perchè in questo romanzo l’approfondimento psicologico è nullo, e quando c’è, mi spiace dirlo, me è anche infantile e poco credibile. La storia c’è, i personaggi anche, ma temo che l’autrice non sia stata molto brava a gestirli. Però ha sicuramente il merito di saper intrattenere un lettore, questo è poco ma sicuro, e alla fine ha avuto l’arguzia e la furbizia di inserire nella sua storia elementi che riescono ad attrarre magneticamente una degna lettrice di YA o NA: la classica storia di odio/amore/passione, il classico ragazzone americano che fa a botte con tutti, e Bronagh… beh, che dire di lei. Non la conosco nemmeno, nonostante la voce narrante sia solo lei, è solo questo che fa Bronagh: narra le vicende. Ti rende poco partecipe di quelli che sono i suoi pensieri più reconditi, non entri facilmente nella sua testa perchè l’autrice non lo permette al lettore. Tra una parolaccia e una scena di sesso e l’altra avrebbe potuto farla pensare un po’, oltre che ad esprimere sempre la stessa cosa: non voglio affezionarmi alle persone perchè ho paura di perderle come è successo con i miei genitori. Punto. Sappiamo solo questo del suo Io più profondo. Genitori che, peraltro, non compaiono mai neanche in un misero flashback. Sarò onesta, io leggo per lo più romanzi, e quando compro un romanzo d’amore non mi aspetto certo di trarne gli stessi insegnamenti che può darti un libro di un genere completamente diverso. Non mi aspetto nemmeno uno stile aulico, elaborato o sofisticato, ma mi aspetto quanto meno un po’ di impegno nei costrutti, qualche termine un po’ più elegante, una minima presenza di figure retoriche, invece qui non c’è niente di tutto ciò.
L’autrice, però, grazie al cielo, verso la fase finale del romanzo si ricorda dell’imprescindibile elemento COLPO DI SCENA, e ho trovato la fase finale abbastanza interessante, tanto da farmi rivalutare parecchi personaggi.
In sostanza, cosa posso dire, è vero, ho praticamente smantellato l’autrice e il suo lavoro, e detesto farlo perchè sono autrice anch’io, però riconosco nella Casey una capacità, un talento che deve solo affinare. Magari se si impegnasse un po’ di più nell’introspezione dei personaggi guadagnerebbe già una valanga di punti in più, e se riducesse le parolacce – cosa che da quanto ho letto in rete è già successo con il secondo romanzo della serie – potrebbe davvero regalarci storie indimenticabili, perchè la capacità di saper coinvolgere non le manca. Che poi oh, magari è davvero solo un problema di traduzione e forse è davvero brava anche nel dare forma al suo lavoro, oltre che il contenuto.
Molto carina, però, ho trovato una frase che per un attimo, uno soltanto, è riuscita a farmi entrare un po’ di più nella testa calda di Bronagh:

Un paio di volte mi fermai a guardare i visi delle persone attorno a me; tutte avevano fatto ciò che credevo impossibile: avevano piantato le tende nel mio cuore rifiutandosi di andarsene. Era la sensazione più bella del mondo. Avevo di nuovo una famiglia, una famiglia intera, ed era una vera benedizione.

Posso già dire con assoluta fermezza che questa serie seguirà la scia di After: banale, dozzinale, diseducativa, scritta male, ma che avrà comunque successo, perchè ci sono loro: I FRATELLI SLATER, e spero almeno che gli altri quattro mi daranno qualche gioia. Dominic è stato un bel personaggio, tra un ruggito e l’altro. Praticamente secondo l’autrice ruggiva sempre: quando si eccitava, quando si arrabbiava, quando combatteva… Insomma, il verbo ruggire lo troverete in tutte le vesti e in quantità esagerate.
Nonostante stilisticamente il romanzo non mi sia piaciuto e nonostante trovo tutto molto dozzinale, non posso esimermi dal leggere il secondo, che avrà come protagonista Malec Slater, un ragazzo, come dire… attivo e passivo. Un protagonista maschile bisessuale non mi era mai arrivato tra le mani, e confido molto in questo romanzo, che sarà davvero la seconda possibilità che darò volentieri a quest’autrice.
Tutto sommato, un 7/10 non glielo toglie nessuno.

 

Alessia D’Oria

You may also like

1 comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *